APPROCCIO COGNITIVO – ZOOANTROPOLOGICO – RELAZIONALE
L’approccio cognitivo definisce un modo di interpretare i comportamenti come frutto dell’espressione dello stato interno del soggetto, quindi non un prodotto di automatismi ma bensì della concretizzazione dei suoi stati mentali, emozioni, vissuti, percezioni ecc.. L’approccio cognitivo si basa su punti chiave che vedono il cane come un individuo, proprietario delle sue personali caratteristiche, libero e in grado di scegliere per sé stesso.
L’esperienza che il cane fa del mondo, quindi la costruzione del suo bagaglio evolutivo personale, è un processo attivo di cui egli stesso è protagonista. L’approccio cognitivo è un approccio sistemico e non analitico perché implica la partecipazione complessiva della mente, intesa come l’insieme di emozioni, percezioni, esperienze, intuito, credenze, desideri ecc., ossia di un sistema che integra in modo dinamico tutte le risorse e che deve trovare un equilibrio sistemico ogni volta che vede il modificarsi di una di queste o la costruzione di una nuova. In quest’ottica l’apprendimento è visto come un’evoluzione globale dell’individuo e non come una costruzione di associazioni separate tra loro.
Quindi l’obiettivo della didattica cognitiva si discosta nettamente dalla produzione di prestazioni e si concentra sulla crescita del sistema a 360°. Questo significa che gli obiettivi da porsi non sono i singoli e determinati comportamenti prodotti, bensì lo sviluppo delle capacità del sistema in termini di adattamento e adattabilità.
Quando parliamo di zooantropologia parliamo di quella disciplina che studia, sia le caratteristiche specifiche della relazione tra uomo ed animale (ciò che la distingue dalle relazioni intraspecifiche) e sia le caratteristiche referenziali del rapporto tra specie diverse (il modo in cui questo rapporto favorisce un’evoluzione soggettiva sulla base delle modalita’ relazionali che vengono attivate.
Avere un approccio zooantropologico nelle consulenze che offriamo, significa considerare come punto centrale la relazione tra famiglia e cane, è infatti la relazione stessa a fare da mediatore evolutivo, cioè ciò che connette il cane al mondo, indirizzando e sostenendo il suo percorso di crescita, sollecitando alcune direzioni e inibendone altre.
Per questo motivo la pedagogia cinofila non riguarda un semplice fornire informazioni sul modo corretto di trattare il cane, ma è prevalentemente un’attività di consulenza di relazione, perché è nella relazione che si realizza il sostegno all’evoluzione del cane.
Una corretta consulenza professionale, secondo l’approccio zooantropologico, si pone obiettivi di congruità relazionale – ossia attenzione verso le caratteristiche di quello specifico soggetto – e di equilibrio relazionale tra cane e umano nei vari ambiti di vita condivisa, di consapevolezza e di responsabilità della relazione.
In definitiva possiamo dire che avere un approccio cognitivo relazionale in cinofilia significa calarsi nella vita con i cani come parte attiva, responsabile e consapevole, dello sviluppo della relazione che lega i soggetti in gioco. Seguire un processo educativo secondo questo approccio scardina molti punti di quelli che sono i fondamenti della cinofilia addestrativa e gentilista più comunemente conosciuta, questo rende estremamente più articolato e complesso il percorso di crescita professionale che ci si trova ad affrontare. Accettando di abbandonare certezze e ricette standard si accetta in qualche modo la possibilità di abbandonare anche gli elementi di controllo sulla relazione in essere, e di affidarsi ad un continuo succedersi di evoluzioni reciproche e soggettive che andranno vissute e negoziate, giorno per giorno, in un processo di crescita continua.
E’ un percorso complesso, e se lo è per voi che siete “addetti ai lavori” potete immaginare quanto possa essere tanto più impegnativo per un qualunque comune individuo che desidera solo vivere col suo cane. Il nostro ruolo come educatori cinofili, come facilitatori relazionali sta proprio nel creare un ponte tra due rive che viaggiano separate me parallele, e favorire la semplificazione di un percorso che in realtà è molto più naturale di quello che si è creduto fino ad oggi.